Bruno Roba
La valle del Bidente di Pietrapazza fra geografia e storia
(4) La viabilità antica a Pietrapazza
Il Passo di Massella, sullo Spartiacque Appenninico (30/09/20).
Se l’intero sistema dei crinali, nelle varie epoche, ha avuto un ruolo cardine nella frequentazione del territorio, in epoca romana i principali assi di penetrazione si spostano sui tracciati di fondovalle, che tuttavia tendono ad impaludarsi e comunque necessitano di opere artificiali, mentre i percorsi di crinale perdono la loro funzione portante, comunque mantenendo l’utilizzo da parte delle vie militari romane, attestato da reperti. Tra il VI ed il XV secolo, a seguito della perdita dell’equilibrio territoriale romano ed al conseguente abbandono delle terre, inizialmente si assiste ad un riutilizzo delle aree più elevate e della viabilità di crinale con declassamento di quella di fondovalle. Lo stato di guerra permanente porta, per le Alpes Appenninae, l’inizio di quella lunghissima epoca in cui diventeranno anche spartiacque geo-politico e, per tutta la zona appenninica, il diffondersi di una serie di strutture difensive, anche di tipo militare/religioso o militare/civile, oltre che dei primi nuclei urbani o poderali, dei mulini, degli eremi e degli hospitales. Percorrendo oggi gli antichi itinerari, gli insediamenti di interesse storico-architettonico o di pregio storico-culturale e testimoniale, esistenti, abbandonati o scomparsi (quindi i loro siti) che si trovano collocati lungo i crinali insediativi sono prevalentemente di carattere religioso o difensivo o sono piccoli centri posti all’incrocio di percorsi di collegamento trasversale; gli insediamenti di derivazione poderale sono invece ancora raggiunti da una fitta e mai modificata ramificazione di percorsi, mulattiere, semplici sentieri (anche rimasti localmente in uso fin oltre metà del XX secolo, come per esempio testimoniano i cippi stradali installati negli anni ’50 all’inizio di molte mulattiere, così classificandole e specificandone l’uso escluso ai veicoli; alcune strade forestali verranno realizzate solo un ventennio dopo). Diversamente dalle zone collaterali, non si riscontrano nelle valli bidentine fabbricati anteriori al Quattrocento che non fossero in origine rocche, castelli o chiese, riutilizzati a scopo abitativo o rustico, o reimpieganti i materiali derivanti da quelli ed evidenzianti i superstiti conci decorati. Nell’architettura rurale persistono inoltre caratteri di derivazione toscana derivanti da abili artigiani. L’integrità tipologica dei fabbricati è stata peraltro compromessa dai frequenti terremoti che hanno sconvolto l’area fino al primo ventennio del XX secolo, ma anche dalle demolizioni volontarie o dal dissesto del territorio, così che se è più facile trovare fronti di camini decorati col giglio fiorentino o stemmi nobiliari e stipiti o architravi reimpiegati e riferibili al Cinque-Seicento, difficilmente sussistono edifici rurali anteriori al Seicento, mentre sono relativamente conservati i robusti ruderi delle principali rocche riferibili al Due-Trecento, con murature a sacco saldamente cementate, come quella di Corniolino. Gli edifici religiosi, infine, se assoggettati a restauri o totale ricostruzione, eseguiti anche fino alla metà e oltre del XX secolo, hanno subito trasformazioni, architettonicamente “infedeli”, principalmente riferibili alla tradizione romanica o ad improbabili richiami neogotici.
Immagini: All’altezza del sito anticamente detto Pian dei Lupatti, la dorsale che delimita il ramo alto del Bidente compie una decisa deviazione attorno ad un suo notevole salto di quota (al momento in secca e privo di cascata), quindi l’alveo raggiunge il fondovalle alla confluenza del Fosso dei Segoni (6/10/20).
La viabilità antica da Pietrapazza risaliva la valle correndo a mezzacosta e/o dirigendosi verso la sommità dei crinali, assumendo varie denominazioni nel tempo e secondo i vari tratti, dalla fine del XIX secolo attraversando i corsi d’acqua sul Ponte al cimitero o sul Ponte delle Graticce ricostruiti in pietra. Il principale era la Strada che dall’Eremonuovo va a Pietrapazza che, dall’Eremo Nuovo, tramite la Strada che da Camaldoli va alla Bertesca, raggiungeva il Passo della Crocina (anticamente Crocina di Bagno o Croce di Guagno) valicando il Passo della Bertesca: qui, nelle varie epoche, la viabilità era detta anche Via Maestra che vien dall’Eremo o Strada che dal Sacro Eremo va a Romiceto (a monte della Bertesca oggi incrocia la Strada Forestale del Cancellino) o, verso Casanova dell’Alpe, Strada Maestra di S. Sofia, che divenne Mulattiera di Pietrapazza fino alla prima metà del XX secolo. Una derivazione della celebre Mulattiera di Ridràcoli collegava trasversalmente le valli scendendo da Casanova dell’Alpe nella Valle del Rignone fino a Pietrapazza (prima come Strada che va alla Casanuova, poi Mulattiera di Casanova) attraversando il Bidente al Ponte del cimitero; da qui, tramite il Ponte delle Graticce, entrava nella Valle del Rio d’Olmo, proseguendo anche come Strada che da Pietrapazza va a Bagno.
Dopo il Fosso dei Segoni il fiume raccoglie la confluenza del Fosso delle Ranocchie (19/02/17 – 27/08/20).
Il Fosso del Rovino è l’ultimo importante affluente del fiume proveniente dallo Spartiacque (19/02/17 – 27/08/20).
Immagini: L’antico toponimo del pianoro posto poco a monte dell’Eremo Nuovo, detto Pian del Miglio, determinò l’attribuzione dell’idronimo di Fosso del Pian del Miglio per un breve tratto del Bidente, che manterrà fino alla confluenza del Fosso della Bocca; in questo tratto, presso l’Eremo, il fiume è attraversato dai resti di un ponte pedonale (pedanca) (19/02/17).
Immagini: Tra l’Eremo Nuovo e Pietrapazza il Bidente supera una cascata, con resti di una centrale idroelettrica (forse sito dell’antico Mulino dell’Eremo Nuovo), quindi attraversa gole profonde mostrando il caratteristico fondale “a battello” (1/09/16 – 7/04/18).
Immagini: Il Bidente montano termina simbolicamente presso il ponte di Pietrapazza (18/10/11).