Il nome di Verghereto

di Gabriele Papi.

La curiosa credenza  popolare, ancora corrente in sede locale, che Verghereto deriverebbe dalle vergate, dalle bastonate, inflitte mille anni fa da ribaldi monaci vergheretini a San Romualdo, benedettino, poi fondatore dei monasteri  di Camaldoli e Fonte Avellana.

Molto più convincente la spiegazione della moderna toponomastica che studia l’origine dei nomi nel crogiolo del latino medioevale da cui sono nate anche le nostre parlate dialettali: e che indica l’origine del nome di Verghereto nella selvicoltura.

Non a caso lo stemma comunale raffigura una radice: non una verga o un randello. Andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro della memoria.

Anno Mille, circa. Nei nostri monti giunge durante il suo peregrinare Romualdo  (950- 1027), abate, severo riformatore religioso. Nato a Ravenna da nobile famiglia rifiuta la violenza dei suoi tempi. Anche sulle nostre aspre alture fonda un rustico cenobio (un monastero) dedicato a San Michele Arcangelo.

Romualdo chiede molto a se stesso e ai suoi seguaci: preghiera, lavoro, penitenza, solo poche parole conviviali. Unico svago: ogni cella di pietra ha un piccolo giardino.

Tra i monaci cresce l’insofferenza. Poi la goccia che fa traboccare il vaso. Un nobile toscano dona a Romualdo una bella somma per il convento: l’eremita dirotta la metà di quei denari a un monastero confratello distrutto da un incendio. Monaci e pastori si ribellano di brutto: danno un rullo di vergate a Romualdo, lo scacciano. Poi vogliono festeggiare la sua cacciata con un banchetto: mal gliene incoglierà.

Un monaco che era andato prendere miele per addolcire il vino cade e annega nel Savio, gli altri saranno colpiti da una bufera di neve. Stiamo spiluccando in grande sintesi dalla “Vita di San Romualdo” (Camaldoli Edizioni), opera agiografica, cioè edificante, scritta da San Pier Damiani.

Quell’opera (da cui sortirà anche grazie a successive versione la credenza del nome di Verghereto), prima fonte religiosa sulle opere di Romualdo fu scritta già pochi anni dopo la morte dell’eremita.

San Pier Damiani (1007- 1072), anch’egli ravennate, fu importante vescovo e dottore della Chiesa.

Avvertenza: siamo di fronte a scritti agiografici, religiosi, che vanno riletti con rispetto ma in controluce storica. Le vite dei santi sono i “film” di successo del Medioevo: avventure, disavventure, lotte contro il diavolo, patemi e penitenze. Malgrado tutto alla fine il santo prevarrà. E veniamo ora a una spiegazione più verosimile del nome di Verghereto.

Da “Toponomastica Romagnola”, dello studioso Antonio Polloni: Verghereto da “virgaretum”, che in latino medievale rustico significa vivaio, piantagione. Eloquenti i nomi di varie località dei dintorni: Val Meleto, Pereto (“piretum”, terra coltivata a pere). Interessante anche Nasseto, “naxetum”: il nasso alpestre nella parlata toscana è il tasso, la pianta, non in questo caso l’animale selvatico.

Occhio a Montecoronaro: nelle carte medievali è citato come “Mons Cornarium”: “cornarius” in latino è il terreno ricco di cornioli, piante diffuse in Appennino.  Siamo nell’ambito dei fitonimi, gergo tecnico che indica nomi di località ispirati da piante.

dida – panorama di Verghereto
foto già da L. Ravaglia.