La “scomparsa” di vecchie case coloniche è un fenomeno abbastanza comune in tutto il nostro
Appennino. Quasi sempre abbandonate e con scarse probabilità di recupero (ma esistono eccezioni, vedi il
caso di Strabatenza), un discreto numero di queste abitazioni furono demolite dal Corpo Forestale fra i
Sessanta ed i Settanta, di solito per ricavarne materiale destinato al reimpiego nelle numerose “sterrate”
che si stavano aprendo in quel periodo. La zona di Ridracoli ha probabilmente il record di “scomparse”,
poiché all’attività della Forestale si aggiunse il notevole impatto dei lavori di costruzione dell’invaso.
Rio dei Castagni è una di queste case sparite e fino ad oggi del tutto perse alla memoria, poiché a nostra
conoscenza di essa non solo non restano tracce, ma non esiste alcuna immagine. La si incontrava lungo il
percorso che da Ridracoli sale a S. Paolo in Alpe per la valle del Rio Bacine (o Fosso di Valdoppio),
ultima casa del Comune di Bagno di Romagna prima di passare in quello di S. Sofia. Documentato fin
dalla metà del Cinquecento, il podere di Rio dei Castagni terminò, per così dire, il suo plurisecolare ciclo
vitale verso i primi anni Cinquanta del Novecento, quando la casa fu abbandonata dalla famiglia di
Giuseppe Pini. La definitiva scomparsa dell’insediamento fu causata dai lavori per la costruzione della
chiusa sul Rio Bacine, collegata all’invaso di Ridracoli. Una malinconica spianata di cemento armato ed
alcune arrugginite baracche di lamiera segnalano oggi il luogo dove si trovava l’abitazione.
Il fortunato ritrovamento, fra le carte del Genio Civile di Forlì, di una sintetica planimetria della casa, ci
consente un’imprevista “riscoperta” di Rio dei Castagni. Il disegno fu redatto nel 1924, in occasione di
una perizia (del 2 agosto 1924) finalizzata alla valutazione dei lavori necessari per riparare i danni dei
terremoti del 10 novembre 1918 e 29 giugno 1919. Le prime notizie interessanti sono contenute nella
relazione presentata in quell’occasione, di cui riportiamo alcuni stralci.
«La casa colonica Rio Castagno è situata in Comune di S. Piero e Bagno [sic], Parrocchia di Ridracoli, a
un’ora di sentiero dalla Chiesa omonima». Era di proprietà dei fratelli Giovanni, Michele, Germano e
Iginio, figli del fu Luigi Giovannetti, e confinava «con le proprietà della stessa Ditta [fratelli Giovannetti],
del Sig. Giorgi Rodolfo, del Sig. Andreani Edoardo, salvo altri.
Comprende n° 2 piani con n° 8 vani oltre al forno e porcile. È costruita con muratura di pietrame, con
solai di legname e [con] pavimenti e con tetto di legname e lastre d’arenaria. I suindicati terremoti
colpirono lo stabile danneggiandolo specialmente nel muro esterno a valle Sud, nel muro del forno, nel
tetto ed in un solaio». La pianta era approssimativamente rettangolare e di dimensioni all’incirca di metri
18 per 8; l’altezza variava fra 2 e 6 metri.
Armati di queste informazioni e della planimetria sommaria, possiamo farci un’idea abbastanza chiara di
come si presentasse l’edificio: si trattava di una tipica casa colonica a due piani insediata sul pendio, con
le stalle ed i vani di servizio a pian terreno e l’abitazione ed il capanno (o fienile) al primo piano. Gli
ingressi alle stalle si trovavano a valle, quindi verosimilmente sui lati Ovest e forse anche Sud
dell’edificio. L’abitazione al primo piano constava di una cucina ed una grande camera, con due camere
più piccole disposte sul lato Est. La presenza di una loggia sullo stesso lato Est chiaramente indica che qui
si trovava l’ingresso dell’abitazione, di certo con accesso alla cucina. Sullo stesso lato Est, ma al di fuori
della loggia, c’era il forno, anch’esso dotato di una piccola loggia antistante. Il colmo del tetto andava da
Nord a Sud, raggiungendo un’altezza massima di sei metri in corrispondenza della muraglia che separava
la cucina e la camera principale dalle camere piccole e dal forno. Gli elementi evidenziati con tratti
obliqui nella planimetria indicano le parti maggiormente danneggiate dai sismi, e che quindi
necessitavano di lavori di riparazione.
Per la cronaca, i lavori in questione furono conclusi soltanto nel 1933 e riguardarono: la demolizione del
muro Sud, dal piano terra fino alla gronda incluse le cantonate, la demolizione del forno e del «muro
esterno Est [della] stanza attigua al forno», la ricostruzione dei muri demoliti, il rifacimento del tetto in
corrispondenza degli stessi, la ricostruzione «di forno completo in pietra lavorata», la fornitura e la messa
in opera di tre catene di ferro con relativi bolzoni», ed altri lavori minori, quali la generale ripassatura del
tetto, la stuccatura esterna dei muri ricostruiti o ripresi, l’intonaco interno degli stessi e l’imbiancatura «a
latte di calce e colori terracei a due mani».
In conclusione, una umile casa colonica come tante, eppure a suo modo unica. Chi saliva verso S. Paolo
se la trovava sulla sinistra, poco discosta dalla mulattiera. Forse un cartello o, meglio ancora, un piccolo
pannello, sarebbero utili per ricordarne ai moderni viandanti l’esistenza.
Fonte: Archivio di Stato di Forlì-Cesena, Genio Civile Forlì, Carteggio Generale, busta 1170.
Didascalie:
P1210368. Rio dei Castagni nelle mappe del Catasto della Romagna Toscana del 1834.
P1050838.JPG. Planimetria sommaria di Rio dei Castagni del 1924.
